Tratto dalla commedia ottocentesca di Eduardo Scarpetta e portato in scena da Michele Sinisi dal 17-29 Gennaio al TEATRO SALA FONTANA di Milano.
I due protagonisti di Miseria e Nobiltà sono don Felice Sciosciammocca (Gianni D’addario) e don Pasquale (Ciro Masella) entrambi sono poverissimi e condividono insieme l’appartamento (non pagato all’affittuario) con le loro rispettive famiglie.
Questa “allargata” famiglia ci accoglie calorosamente con il sipario aperto nella loro movimentata vita di sopravvivenza, precisamente in un momento di tensione (accumulata per la fame) tra le due donne di casa: Donna Luisella (intrepretata da Stefania Medri), convivente di Don Felice e la moglie di don Pasquale (Diletta Acquaviva) alla presenza di sua figlia Pupella (Francesca Gabucci) e Peppiniello (Michele Sinisi), figlio di Don Felice avuto dalla prima moglie.
Questo è il ritratto della Miseria, dove le battute tra i personaggi in un napoletano stretto (inizialmente difficili nella comprensione) scorrono con toni comici, volgari, commoventi ed ironici, portando lo spettatore al riso.
La situazione muterà con l’arrivo in casa del marchesino Eugenio, cliente di don Pasquale, innamorato di Gemma (Giulia Eugeni) figlia di Gaetano (Stefano Braschi), un ex-cuoco arricchito. La nobile famiglia di Eugenio è contraria al fidanzamento della ragazza sia per la sua professione da ballerina che per le sue origini borghesi. Per questo motivo il marchesino propone ai nostri “poveri” di travestirsi come se fossero suoi parenti per chiedere la mano di Gemma. Una volta nota la ricompensa tutti vogliono partecipare al gioco, l’unica esclusa è Donna Luisella.
La magia per loro ha inizio; con vestiti “circensi” si calano sgraziatamente nel mondo della Nobiltà riuscendo nell’intento d’ ingannare il padre di Gemma. Vengono però scoperti a causa dell’arrivo (sgradito) di donna Luisella che scopre le carte del gioco. Il lieto fine sopraggiunge grazie alla visita del padre del marchesino, solito presentarsi alla casa di Gemma come corteggiatore anonimo, che, colto nel misfatto, dovrà ritirarsi ed acconsentire alle nozze.
Il tono leggero della trama porta ad una visione scorrevole per lo spettatore.
Buffe ed irriverenti anche le caratteristiche di ogni attore, come Gemma che con il suo stile da ballerina Hip Hop vestita in stile Harajuku sembrerebbe quasi un’oggetto d’asta in mano al padre.
Peppiniello calato anche nella parte del Deus Ex Machina riprende a volte gli attori sul testo, assiste allo spettacolo e pianifica l’intero atto unico con un gioco di luci.
Michele Sinisi ci racconta una storia attuale e tipicamente italiana dove ci sono momenti su cui riflettere come il monologo di Don Felice.
Una delle valutazioni è il proprio mestiere e come esso possa rendere una persona ricca o, al contrario, povera o misera: due stati d’animo ben diversi fra loro.
L’attore cerca di giustificarsi per la sua professione, che lo porterà a dire: “Papà, scusami se sono un morto di fame”. Ci fa riflettere sull’arte dell’attore, del suo vivere recitando, sulla preziosità e ricchezza interiore che ottiene dal rapporto con il pubblico. La commedia si concluderà infatti con la famosa frase: “Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento”.
Francesca Curina
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