
Il tema dello spettacolo (introdotto da un titolo più che mai esplicativo) lascia presagire una trama emotivamente “importante”; ed è così.
Un monologo autobiografico in cui Gianna COLETTI ci racconta la sua esperienza di figlia che si prende cura della madre anziana per nulla docile e con una personalità ingombrante.
Eppure, pur senza ribaltare i faticosi paradigmi dell’assistenza a genitori anziani e non autosufficienti, l’opera risulta delicata facilmente fruibile e divertente. Una altalena emotiva che copre una discreta gamma di emozioni.
Una ricetta ben riuscita i cui ingredienti sono la versatilità narrativa della COLETTI, i testi (COLETTI/SCOTTI) sapidamente milanesi, una scenografia leggera e funzionale, passaggi registici (Gabriele SCOTTI) lineari scanditi dall’inserimento di filmati tratti da “Tra cinque minuti in scena” (pellicola del 2012 che ripercorre la medesima vicenda ) che ci danno modo di conoscere anche Anna COLETTI: la madre.
La coriacea ultranovantenne con gli occhiali da film 3D (sebbene ipovedente vuole avere qualcosa sul naso in quanto da sempre abituata alle lenti) che sentenzia in dialetto meneghino su qualsivoglia argomento.
Un rapporto madre/figlia che parte da lontano, da quando, cioè, Anna decide di avviare Gianna alla carriera artistica. Gianna si ritrova bambina a frequentare corsi di musica e canto con il maestro Vittorio PINOTTI, a studiare di tip-tap e fisarmonica, a calcare le scene presentata da Pippo BAUDO e applaudita da un claque prezzolata dalla mamma che è però anche la sua più feroce critica: “io striscio la lingua per terra e questi sono i risultati?”
Un carattere forte e diretto quello di Anna (risultato di una vita tutt’altro che semplice) che caratterizza anche il periodo di assistenza che Gianna le dedica . Un periodo che comincia con lo sgomento e il disordine emotivo di chi improvvisamente si rende conto dei ruoli rovesciati: curare chi ti curava.
Un percorso complesso in cui spesso non ci si sente all’altezza, un compito a cui nessuno ci ha avviato, un ruolo per il quale non esiste copione e in cui l’unica certezza e scritta nel finale.
La COLETTI ci accompagna in un viaggio agrodolce le cui tappe sono conosciute e (a giudicare dai lucciconi agli occhi del pubblico) condivise.
“Mamma a carico” è uno spettacolo sensibile, triste, vivace e raggiante come lo sono le due protagoniste.
“Mamma a carico” è un’opera con molti meriti.
Ha il merito di trattare argomenti tutt’altro che seducenti come la vecchiezza e il decadimento.
Ha il merito di raccontare temi sensibili attraverso una cifra stilistica scanzonata e guascona .
Ha il merito di dare struttura fisica al rapporto figliale che per definizione è impalpabile.
Ha il merito di portarci ad essere un po’ indulgenti con noi stessi che arriviamo impreparati ed increduli ad alcuni appuntamenti della vita .
Visto al Teatro Parenti il 15 giugno 2018
DE MARCHI
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