Teatro San Babila: “ConFini comici” 3 e 4 dicembre

confini

Presso il Teatro San Babila di Milano, all’interno della rassegna ConFini Comici si incontrano e idealmente si scontrano, a distanza di una sera, quattro coppie di comici, personaggi anche molto diversi da loro per formazione, età e provenienza, ma tutti accomunati dalle grandi doti di comicità. Dopo il successo del primo match con Leonardo Manera e Sergio Sgrilli, serissimi del parlar d’amore siamo pronti al secondo appuntamento.
Il 3 e 4 dicembre si guarda all’Europa, ma con occhi italiani. Il 3 dicembre In scena Luca Cupani, direttamente dalla scena londinese, ma con passato nella scuderia di Zelig, racconta le vite che avrebbe potuto vivere e, il giorno seguente, Alberto Patrucco su musiche di Brassens, racconta del tempo che scorre e di quello che cambia.

Teatro San Babila – martedì 3 dicembre – ore 20.30
Luca Cupani
Vite mai vissute
regia di Carlo Turati
Quale strada sceglieresti se avessi una seconda possibilità?. Luca Cupani cerca di rispondere a questa domanda con il suo dark humor tutto british. Le opzioni realistiche sono d’altronde poche: legionario nella legione straniera francese, fabbricante di spade giapponesi, cardinale della Chiesa cattolica romana…
Luca Cupani si divide tra Inghilterra e Italia. A Londra si esibisce nei club di stand up comedy, ed è il primo italiano a vincere il prestigioso premio “So You Think You’re Funny” al Fringe Festival di Edimburgo nel 2015. Dopo aver girato il mondo con i suoi show, dal 2018 ha conquistato anche il pubblico italiano come volto di Zelig Tv.

Teatro San Babila – mercoledì 4 dicembre – ore 20.30
Alberto Patrucco
Sotto spirito – Comicità & Canzoni
di Alberto Patrucco e Antonio Voceri
musiche di Georges Brassens
con Daniele Caldarini (pianoforte, chitarra, arrangiamenti e direzione Musicale)
Francesco Gaffuri (contrabbasso e basso elettrico)
Jacopo Pugliese (batteria e percussioni)

Un’alchimia di comicità ed emozioni, in cui all’incalzante ritmo del monologo segue la genialità e l’ironia senza eguali di Georges Brassens. Gli elementi si fondono al punto che i monologhi scritti oggi si fanno prolungamento naturale delle emozioni fissate su pentagramma sessant’anni fa dal grande autore francese. I fendenti umoristici superano le persone e gli avvenimenti per trasformarsi in autentiche frecciate satiriche sui tempi che corrono e, quindi, un po’ su noi stessi. Uno sguardo comico, disilluso, a volte corrosivo, ma che non rinuncia alla poesia e alla musica. Solo per tornare a ridere… sul serio.

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