“De Andrè, la storia”: intervista a Emiliano Galigani

De Andrè

Dal 27 al 29 gennaio al Teatro Leonardo va in scena “De Andrè, la storia”, un concerto/spettacolo sul percorso musicale di uno dei cantautori più importanti e influenti della musica italiana.

Ne abbiamo parlato con il regista Emiliano Galigani.

Come nasce questo spettacolo?

Lo spettacolo nasce in realtà molto tempo fa quando nel 2003 iniziammo una collaborazione con la fondazione De Andrè quindi con Dori Ghezzi e Pepi Morgia che era il direttore artistico degli spettacoli di Fabrizio. Nel 2018 quando abbiamo deciso di realizzare un documentario sulla grande modernità che di De Andrè. Eravamo stupidi dal fatto che molti ragazzi, che non erano ancora nati all’epoca in cui Fabrizio scomparve, ascoltassero e suonassero la sua musica. Questo documentario per varie motivazioni, tra cui l’arrivo della pandemia, non è andato in porto. Abbiamo quindi pensato di raccogliere quel materiale e parlare di Fabrizio in una maniera diversa. Lo chiamiamo rockumentary perché oggettivamente è un concerto dall’inizio alla fine però quello che succede per il pubblico è un po’ differente rispetto a un concerto normale.

Cosa succede?

Si assiste a uno spettacolo con delle videoproiezioni costanti che portano un po’ nel mondo di Fabrizio offrendo anche alcune informazioni sul perché Fabrizio ha scritto determinati generi. Ci interessava parlare di tre cose. Della musica di De Andrè e del perché dal ‘62 al ‘96 ha fatto il lavoro che ha fatto. Delle tematiche che troviamo nelle sue canzoni. Del mondo che ruotava intorno a lui, quel trentennio di Italia che Fabrizio ha attraversato e in parte previsto. Proprio come Pasolini è stato un precursore di sviluppi futuro. In questo sta la sua modernità.

Come De Andrè ha cambiato la musica italiana?

È stato appunto un precursore. Come tutti gli artisti ha fatto un lavoro di rielaborazione partendo da maestri come gli chansonnier francesi degli anni ‘60. Ha lavorato sull’utilizzo della parola all’interno della canzone. Prima i temi erano di tipo diverso, De Andrè è stato il primo a parlare degli ultimi, delle prostitute, degli emarginati rendendoli protagonisti di un’epopea letteraria che si trasformava, nel suo caso, in canzone.

Cosa lo rende così apprezzato anche dalle nuove generazioni?

Probabilmente è un mistero, qualcosa che rimane immortale. Non ci sono spiegazioni. È confortante che valga per i ragazzi giovani perché se è così ora lo sarà probabilmente anche in futuro. Questo rende De Andrè immortale come i grandi classici del passato. Sicuramente i testi sono la sua arma vincente, testi non facili, a volte criptici ma capaci di toccare il cuore e l’animo di qualsiasi generazione.

Un musicista invece come deve affrontare la musica di Faber?

Questa è forse la parte più difficile. Noi abbiamo un interprete, Carlo Costa, con un timbro vocale molto simile a Fabrizio che si accosta con grande rispetto a un “mostro” della musica contemporanea. Abbiamo cercato di essere il più possibile fedeli all’originale. Magari modernizzando i brani nei suoni, anche perché non abbiamo i suoni degli anni ‘60. Gli arrangiamenti, però, restano fedeli.

De Andrè come avrebbe raccontato il periodo storico che stiamo vivendo?

Credo con grande ironia e sapendolo interpretare come ha fatto in tutti i casi. Una canzone emblematica è “La domenica delle salme”. De Andrè aveva un distacco sardonico, molto ironico. Nelle sue canzoni c’è sempre una forma di distacco dalla politica e dalle ideologie mentre è molto serio quando si parla della disperazione e della sofferenza umana.

C’è un cantautore che ha raccolto il testimone di De Andrè?

Di De Andrè probabilmente ne nasce uno e basta. In Italia ci sono vari cantautori bravi ma con quella profondità di analisi, quella forza della parola c’è solo De Andrè. La sua poesia e la sua cura degli arrangiamenti sono irripetibili. Gaber era in parte simile a De Andrè ma aveva un altro stile.

DE ANDRÈ, LA STORIA
Tributo a Fabrizio De Andrè

Voce: Carlo Costa
Synth, minimoog, voce: Massimiliano Salani
Tastiere, minimoog: Felicity Lucchesi
Chitarra acustica, nylon, bouzouki, voce: Emmanuele Modestino
Chitarra elettrica, chitarra acustica, berimbeau, guitalele: Giacomo Dell’Immagine
Basso: Luca Santangeli
Flauto: Eanda Lutaj
Batteria: Alessandro Matteucci
Regia: Emiliano Galigani

DOVE? Teatro Leonardo

QUANDO? dal 27 al 29 gennaio

PREZZI: intero 25,00€ – convenzioni 20,00€

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