Una dichiarazione d’amore al teatro e a chi al teatro dedica la vita salendo sul palcoscenico ogni sera, costi quello che costi. Una dichiarazione d’amore, dignità e orgoglio professionale quanto mai importante oggi, anno secondo dell’era della pandemia universale, che obbliga i teatranti a pagare il prezzo più duro e, molto probabilmente, sproporzionato e punitivo.
Che la condizione dell’attore sia difficile, e che sconti una colpa equivalente al peccato originale, non è una novità: attori musicisti e drammaturghi, ogni qualvolta hanno fatto professione di indipendenza e libertà, sono sempre stati i primi a esporsi al rischio della furia del potere e i primi a pagare.
È stato così nell’antichità, e ancora di più nel medio evo, quando dopo l’anno Mille il teatro è risorto, ma pagando un prezzo durissimo, ancora più feroce da fine Cinquecento, quando la Controriforma si è scagliata contro il palcoscenico, diventato luogo per eccellenza del demonio, e dunque contro attori, musicisti, scrittori e compositori: istrioni, ruffiani, prostitute, stregoni, ambasciatori di Satana.
E non c’è esempio più potente, comico e tragico della storia del più grande attore e autore del Seicento francese: il figlio di un tappezziere parigino, nato con il nome di Jean-Baptiste Poquelin, ma diventato immortale con il suo nome d’arte, Molière.
La sua vita è una incredibile summa di avventure e soprattutto rocambolesche disavventure, fiaschi clamorosi e ancora più clamorosi successi, grandi amori, gelosie, atroci sospetti di incesti, spettacoli sublimi dalla risata amara, coraggiosi e taglienti. Tragediografo fallimentare, Molière aveva trovato nella farsa e nella commedia il terreno perfetto che gli permise di fare grandi affreschi del suo tempo, della società parigina e di corte, affreschi infarciti di critiche feroci a molte delle più potenti lobby del tempo: ridicole e potentissime signore da salotto, mercanti vecchi e avidi, filosofi, nobili cortigiani falsi corrotti e ipocriti, preti farisei, e soprattutto dottori arroganti e incapaci.
Molière incarna il nuovo mondo, è un perfetto esempio di figlio di nessuno, uno di quei giovani che non ha un titolo aristocratico, ma che si forma studiando, con applicazione e una gran voglia di sporcarsi le mani. Condivide lo stesso destino famigliare di William Shakespeare, Galileo Galilei, Miguel de Cervantes, tutti umili figli di uomini e donne del popolo, bottegai, musicisti, spesso totalmente squattrinati: è una rivoluzione grande come quella copernicana, che improvvisamente permette a chiunque – non solo a nobili e religiosi – di diventare “qualcuno”.
Ma il nostro Jean Baptiste Poquelin è molto più di qualcuno. Diventa amico intimo del re, e non un re qualunque: Luigi XIV, meglio noto come il Re Sole, uno dei sovrani più famosi di tutta la storia, eppure – come fama e immortalità – infinitamente più piccolo di questo figlio di un tappezziere, capace, con la sua arte scenica e la sua coraggiosa, costante denuncia, di oscurare anche il Sole…
Un racconto teatrale per voce e musica, una doppia narrazione intrecciata per raccontare vita, disavventure e morte di Molière insieme ai suoi dèmoni e al suo teatro, tutto d’un fiato. Come una strepitosa lunghissima e tragicomica storia d’amore, ardore e passione.
L’UOMO CHE OSCURÒ IL RE SOLE
Vita di Molière
testo e regia Francesco Niccolini
con Alessio Boni, Alessandro Quarta
DOVE? Teatro Franco Parenti
QUANDO? dall’11 al 23 aprile
PREZZI: PRIMO SETTORE (file A–I)
intero 38€
SECONDO SETTORE (file L–R)
intero 28€; under26/over65 18€; convenzioni 21€
TERZO SETTORE (file S–ZZ)
intero 21€; under26/over65 18€; convenzioni 18€
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